Siamo ad Amburgo, una delle più importanti città portuali della Germania, che sorge intorno al fiume Elba, collegamento fluviale col Mare del Nord. Centinaia di canali ne scandiscono l’impianto urbanistico, tante barche e barchette, ponti, ristoranti e bar affacciati sull’acqua…..così a naso mi pare un bel posto, con una qualità di vita che nemmeno ne parliamo. E visto che stiamo parlando di qualità, e in questo caso di qualità architettonica, qualità ambientale, qualità urbana e compagnia, non si può non parlare del recentissimo colpaccio che Amburgo a portato a casa con la riqualificazione di un tratto del lungofiume Elba, realizzato dallo studio Zaha Hadid Architects (mica pizza e fichi….).
Neiderhafen, questo il nome del tratto oggetto della riqualificazione, è stato il primo porto di Amburgo, attivo fino al 1861 quando fu realizzato più a est il nuovo porto Sandtorhafen, più grande e versatile. E proprio in quel tratto, nel 1962 le acque del fiume Elba esondarono invadendo la città, causando 60.000 sfollati e più di trecento vittime. Altre inondazioni nel ’64 e ’68 indussero la città a dotarsi di un argine alto ben 7,20 metri sul livello dell’acqua e non solo in quel punto. Nel corso degli anni la barriera di Neiderhafen iniziò a manifestare i segni del tempo e i carichi eccessivi ai quali era sottoposta ne decretano una profonda revisione. L’Ente LSBG di Amburgo, che si occupa della gestione delle infrastrutture, bandì nel 2006 un concorso che venne vinto, appunto, dal gruppo Zaha Hadid.
Il tema interessante e di non facile soluzione era l’indispensabile aumento di altri 80 cm dell’altezza della barriera e di conseguenza lo studio di una contestualizzazione urbana capace di legare città e fiume. La nuova promenade di Amburgo, nonostante i suoi 8,60 metri di altezza sul livello del fiume, risolve brillantemente la questione, e va a creare un nuovo ambiente urbano, dotato di uno splendido affaccio sul fiume Elba e sul porto.
Costituisce inoltre una sede ideale per aggregazioni urbane: per chi desidera passeggiare, correre a piedi o in bici, per venditori ambulanti, per fare una sosta e leggere un libro. La trovata geniale è nelle gradinate curvilinee (si, la curva è tra le cifre distintive dell’architettura di Zaha Hadid) che si rincorrono dolcemente digradando verso il fiume, poi verso la città, poi di nuovo verso il porto e offrendo da ambo i lati suggestive prospettive sempre dinamiche e diverse. Incredibile come un elemento così arcaico e semplice come una scalinata possa risolvere con sensibilità e acume un dislivello così drammatico e anzi, elevarlo a caratteristica urbana, ambientale e alla fine anche sociale.